EDITH STEIN
EDITH STEIN

Scheda biografica

Per chi la conosce solo di nome, o per sentito dire, o per sommi capi, proponiamo ora una scheda biografica che ci aiuta, con le sue coordinate spazio-temporali, a collocarci e orientarci con esattezza e precisione.

Edith nasce a Breslavia il 12 ottobre 1891, ultima di 11 fratelli -di cui 4 morti in tenerissima età-, in una famiglia ebrea osservante. Il papà si chiama Siegfried e la mamma Augusta Courant.

Nel luglio 1893 papà Siegfried, partito per un viaggio di lavoro, muore per una insolazione. La mamma, donna forte ed energica, prende le redini della famiglia e della ditta di legname.

Nel 1897, il giorno del suo compleanno, Edith inizia a frequentare la “Viktoria schule” nella sua città natale; da subito si distingue per la sua intelligenza vivace e precoce. Terminate le elementari, si iscrive, sempre a Breslavia, al ginnasio.

Nel 1904 decide di non voler più continuare gli studi e si trasferisce ad Amburgo presso la sorella Elsa.  E’ sempre in questi tempi che matura la scelta personale di allontanarsi dalla fede ricevuta in famiglia.

Gli studi vengono però ripresi e nel 1911 sostiene gli esami scritti di maturità scientifica; l’esito è così eccellente che viene dispensata dal sostenere le prove orali; integra poi l’esame di greco e ottiene anche la maturità classica.
Si iscrive dunque all’Università, sempre a Breslavia, alla facoltà di Germanistica, storia, filosofia e psicologia del pensiero. Su quest’ultima materia investe notevoli attese ma ne rimane delusa al punto tale di decidere di cambiare ateneo. Passa all’Università di Gottinga dove il filosofo Husserl, fondatore della fenomenologia, la ammette, prima donna, a frequentare il suo primo corso. E’ per Edith lo spalancarsi di un orizzonte nuovo, ciò a cui anelava.

Nel 1914 presta per qualche tempo servizio come crocerossina presso l’ospedale per malattie infettive di Mährisch-Weisskirchen.

Nel 1916 Husserl lascia Gottinga per trasferirsi a Friburgo; Edith segue il suo maestro; presso questo Ateneo discute, unica donna in quell’anno, la sua tesi di laurea sul problema dell’empatia, ottenendo la votazione “summa cum laude”. Diventa assistente di Husserl, ma dopo due anni lascia l’incarico, avvertendo che tale ruolo è troppo ristretto per lei, che ha bisogni di spazi e modalità di ricerca assolutamente personali. Resta però in ottimi rapporti con il venerato maestro Husserl.

Nel 1917 va a fare visita alla vedova Reinach: Adolf, compagno di studi di Edith, anch’egli filosofo e fenomenologo, è infatti morto in guerra. La vista del dolore composto della donna, la sua forza interiore che affonda le sue radici in un cristianesimo convinto, è per Edith il suo primo incontro con la fede, come più tardi ebbe Edith stessa a raccontare.

Nell’estate del 1921 si reca dagli amici fenomenologi i coniugi Conrad Martius. Nella loro residenza estiva legge, in una notte,  la “Vita” di S. Teresa d’Avila, trovando tra quelle righe la pienezza di Verità che da lungo tempo la sua coscienza si era preparata ad accogliere. E’ in quell’estate che matura così la sua decisione di aderire alla fede cristiana e alla confessione cattolica (sia i Reinach che i Conrad Martius erano infatti sì cristiani, ma di confessione protestante).

L’1 gennaio 1922 riceve il Battesimo e la Prima Comunione nella Parrocchia di San Martino a Bergzabern, mentre il 2 febbraio del medesimo anno riceve il sacramento della Cresima nella cappella privata del Vescovo di Spira.

Dal 1922 al 1932 insegna lingua e letteratura tedesca presso l’Istituto Magistrale “S. Maria Maddalena” di Spira, una scuola privata tenuta dalle Suore Domenicane; contemporaneamente si dedica allo studio di S. Tommaso d’Aquino e traduce in tedesco le “Questiones disputae de veritate”. Traduce anche le lettere e i diari di Newman da lui scritti prima della conversione. Gli ultimi tempi del suo soggiorno a Spira  abbozza la stesura del suo grande studio “Atto e potenza”.

Nel 1928 sceglie come suo direttore spirituale il benedettino Padre Raphael Walzer, abate di Beuron, luogo ove Edith trascorre tempi di preghiera e di meditazione, soprattutto attorno alla Settimana Santa.

Nel 1929 inizia un ciclo di conferenze  per la promozione della donna a Praga, a Vienna, a Salisburgo, a Basilea, a Parigi, a Monaco e a Bendorf.

Il 27 marzo 1932 lascia Spira per dedicarsi più liberamente agli studi filosofici; insegna all’Istituto di Pedagogia Scientifica di Monaco.

A seguito dell’ascesa al potere di Hitler e delle conseguenti leggi razziali, nel 1933 è costretta a lasciare l’insegnamento.
Ottiene finalmente il permesso dal suo direttore spirituale di varcare la soglia del Carmelo, come era suo desiderio fin dal giorno del suo Battesimo.

Il 14 ottobre 1933 entra così tra le carmelitane scalze di Colonia; veste l’abito carmelitano il 15 aprile 1934 ricevendo il nuovo nome di Teresa Benedetta della Croce.
Il 21 aprile 1935 emette i voti temporanei e nel 1938 quelli solenni. Pochi giorni dopo la sua Professione muore il suo amato maestro Husserl, col quale mai aveva interrotto i rapporti di amicizia.

Nel 1935 riceve l’ordine, dal Padre Provinciale del Carmelo, di preparare la stesura per la pubblicazione della sua opera “Essere finito, essere eterno”, iniziata già a Spira col titolo di “Atto e potenza”.

9 novembre 1938: è la notte dei cristalli del Reich, 7500 negozi di ebrei vengono distrutti in Germania, Austria e Cecoslovacchia per ordine di Hitler, centinaia gli uccisi, migliaia i deportati a Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Edith decide di chiedere rifugio a un qualche Carmelo fuori dalla Germania per non mettere in pericolo, con la sua presenza, la vita delle sue Consorelle.

Insieme alla sorella Rosa, anch’ella passata al cattolicesimo e divenuta Terziaria Carmelitana, lascia Colonia il 31 dicembre 1938 e va a Echt, in Olanda.

Il 23 marzo 1939 si offre a Dio quale vittima di espiazione e il 9 giugno dello stesso anno redige il suo testamento spirituale. Il 4 agosto fa la sua offerta al Sacro Cuore.

Nel 1941, in occasione del IV centenario della nascita di S. Giovanni della Croce, riceve dai Superiori l’ordine di scrivere un libro sulla vita e le opere del Santo: nasce così la “Scientia Crucis”, opera rimasta interrotta per la sua deportazione.

Il 26 luglio 1942 dai pulpiti di tutte le chiese cattoliche d’Olanda viene letta la “Lettera Pastorale” dell’Episcopato che condanna la deportazione degli ebrei.
Il 2 agosto 1942, la rappresaglia nazista contro tutti i cattolici di ascendenza ebraica. Edith, insieme alla sorella Rosa, viene prelevata dal Monastero di Echt e deportata prima nel campo di concentramento di Amersfort, poi in quello di Westerbork e infine in quello di Auschwitz-Birkenau. Muore asfissiata presumibilmente il 9 agosto 1942 e il suo corpo viene cremato.
Anche il fratello Paul e la sorella Frieda muoiono in campo di concentramento, a Theresienstadt, come pure Eva, figlia del fratello Arno.
Gli altri riescono a emigrare negli USA.

Il 4 gennaio 1962 il Cardinale Frings, arcivescovo di Colonia, indice l’apertura del processo di beatificazione.
Il 4 settembre 1972 la pratica passa a Roma.
Il 15 febbraio 1986 la commissione cardinalizia presenta al Santo Padre Giovanni Paolo II la richiesta di procedere alla beatificazione della Serva di Dio come martire per la fede.
L’1 maggio 1987 viene beatificata a Colonia da Giovanni Paolo II.
E’ sempre lui la proclama santa l’11 ottobre 1998 e compatrona d’Europa l’1 ottobre 1999.
La sua festa liturgica, nel calendario della Chiesa cattolica, è il 9 agosto col nome di S. Teresa Benedetta della Croce.

Questa, per sommi capi, la vicenda terrena di Edith Stein. In realtà nel solo dire “nasce a Breslavia il 12 ottobre 1891 in una famiglia ebraica osservante” ci sono almeno 3 spunti che meritano un adeguato approfondimento. Ci siamo infatti proposti di non accontentarci di un avvicinamento superficiale a Edith, quindi scavare sempre più a fondo è il nostro motto!
Ci riserviamo di indagare a fondo su quel “nasce a Breslavia il 12 ottobre 1891 in una famiglia ebraica osservante” negli articoli che seguono.



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